I LUOGHI DELL'ANIMA
Desidero raccontare il mio incontro con questo luogo, e forse ognuno di noi per aspetti diversi ha il suo "luogo dell'anima".
Era molto tempo che volevo divulgare il rapporto che ho con la chiesetta diruta di Ceri. Sono sempre stato affascinato dalle chiese campestri e rupestri, nonostante non sia un religioso praticante, anzi non credo nemmeno di esserlo.

Il solo pensare alla chiesa rupestre di San Felice rievoca in me un senso di pace, facendo riemergere sentimenti e ricordi personali. Ho scritto solo qualche riga perch�?© ritengo di non essere all'altezza di descrivere luoghi e raccontare emozioni. Allora alla fine di questo racconto utilizzero' uno strumento a me indispensabile per esprimere sentimenti ed emozioni, la fotografia.

La storia del mio rapporto con la chiesa diruta di San Felice a Ceri cominci�?² per caso qualche anno fa mentre mi trovavo a parlare con il mio caro amico Sandro Vecchietti e sua moglie Deborah Kerry Wilson di musei e luoghi da visitare. Mi colp�?¬ la passione e l'emozione di Deborah nel raccontare le sensazioni che ebbe quando vide i resti di un affresco di San Felice all'interno di una piccola chiesa rupestre situata in una forra sotto la rupe di Ceri.

Mi raccont�?² che quella chiesetta abbandonata e pericolante, era dedicata al culto di un antipapa divenuto poi santo, il suo nome era San Felice. Non vi racconto tutta la sua storia, ma per comodit�?  utilizzer�?² Wikipedia: " La chiesa fu edificata sul luogo dove fu probabilmente decapitato l'antipapa Felice II nel 365 d.C. Adornata con affreschi raffiguranti la sua vita e dotata di una statuina della Madonna, divenne subito meta di devoti pellegrinaggi. Secondo la leggenda, i buoi si sarebbero rifiutati di portare a Roma i resti mortali di san Felice che, si ritiene, furono cos�?¬ in un primo tempo sepolti nella tomba etrusca che ora si trova nei sotterranei della chiesa stessa, e poi nella vicina chiesa della Madonna di Ceri". Il dialogo con Sandro e Deborah suscit�?² in me subito un interesse forte che non sapevo spiegare, ma realizzai immediatamente che dovevo assolutamente visitare quel luogo. La sera stessa a casa cominciai a navigare su internet , trovando un libro antico di oltre due secoli (scannerizzato e consultabile gratuitamente su Google libri) scritto da Paulantonio Paoli e stampato nel lontano marzo del 1790 dal titolo "di San Felice secondo, papa e martire. Dissertazioni indirizzate ad illustrare l'antico suo epitaffio nuovamente scoperto e a difendere la sua santit�?  ed il suo pontificato ".

Titolo lungo quanto le sue 453 pagine.... Il libro non lo ho ancora finito di leggere..., ma cominciai ben presto ad attivarmi per esplorare il sito con il mio amico Giampiero e suo figlio Daniele che anni addietro avevano visitato il luogo.

La mia prima ricognizione si rivel�?² subito sconfortante. Giunti al parcheggio sottostante Ceri, con Giampiero andammo a chiedere a un negoziante di olio e vini in che stato fosse il sentiero per raggiungere la chiesetta di San Felice. In maniera chiara ed esplicita il negoziante ci rifer�?¬ che il sentiero che partiva sotto Ceri non era pi�?¹ percorribile da molti anni, i rovi e gli arbusti avevano preso il sopravvento.
Perplessi ma determinati a raggiungere il luogo attraversammo il fosso della mola incontrando prima il vecchio mulino e poi superando l'ipogeo che alimenta il vecchio lavatoio pubblico, fino a fermarci a causa del crollo di alberi e la troppa vegetazione che chiudeva completamente il sentiero a 100 mt. dalla chiesetta. Non sapendo di essere arrivati....Il primo tentativo era fallito...

La seconda volta sempre con Giampiero e Daniele decidemmo di raggiungere la chiesa partendo dal pianoro soprastante la forra, giunti nelle vicinanze di una azienda agricola incontrammo Lorenzo, un ragazzo del luogo che
in compagnia del suo cane, si prest�?² volentieri ad accompagnarci prima alla antica diga con cascata e poi, discendendo una tagliata etrusca, fino a raggiungere la chiesa rupestre di San Felice.

Che dire, il luogo si presentava suggestivo, avvolto da una vegetazione che stava rimpossessandosi del posto, tutt'intorno percepivo un'atmosfera che infondeva una quiete interiore difficilmente descrivibile. Non so se vi �?¨ capitato di raggiungere un luogo e poi trovarvi in uno stato di benessere interiore, ecco la chiesetta rupestre e le sue tagliate etrusche mi davano queste sensazioni, al punto da eleggerlo luogo dell'anima.

Felice di aver trovato un luogo cos�?¬ speciale, decisi di tornarci con il mio amico fotografo Marco Scataglini con l'intento di immortalare il posto per me unico. Ogni volta che torno provo emozioni che non so esprimere come vorrei. In mio soccorso propongo una poesia scritta da Kalhil Gibran, poeta e filosofo libanese: Non dite: â�?�?Ho trovato la verit�? â�?, ma piuttosto, â�?�?Ho trovato una verit�? â�?. Non dite: â�?�?Ho trovato il sentiero dellâ�?�?animaâ�?, ma piuttosto, â�?�?Ho incontrato lâ�?�?anima in cammino sul mio sentieroâ�?. Poich�?© lâ�?�?anima cammina su tutti i sentieri. Lâ�?�?anima non procede in linea retta, e neppure cresce come una canna. Lâ�?�?anima si schiude, come un fiore di loto dagli innumerevoli petali.

Agli inizi del 2016 la chiesa �?¨ crollata, il maltempo e le forti piogge hanno fatto precipitare molti alberi nella zona e purtroppo un grande albero che si affacciava sopra la chiesa �?¨ crollato sopra il soffitto demolendola quasi completamente. Solo una parte delle mura frontali e la nicchia in parte affrescata sopra l'altare �?¨ rimasta in piedi, il tetto e le mura laterali sono crollate interamente.

Ritengo di essere stato fortunato ad averla immortalata nella sua bellezza "decadente" qualche giorno prima del suo crollo. Per me nulla �?¨ cambiato in quel luogo di pace interiore, anzi riflettendoci forse si.

L'averla fotografata come ultimo testimone della sua presenza pluricentenaria in un luogo suggestivo, mi induce a rievocare la sua storia e farla uscire dal suo oblio a cui �?¨ destinata.

Oggi racconto e documento il mio rapporto interiore con la chiesetta rupestre. Ho altre idee a sostegno della sua memoria storica, ma �?¨ prematuro parlarne ora.

Vi lascio con alcune foto scattate lungo il sentiero che porta alla chiesa rupestre e le sue tagliate etrusche.

Ciao Chiesa di San Felice.

Roberto Maldera